Disturbo evitante

Disturbo ossessivo compulsivo

Disturbo schizotipico

Disturbo istrionico

Disturbo borderline

Disturbo dipendente

Disturbo paranoide

Disturbo schizoide

Disturbo narcisistico

Disturbo antisociale

Il disturbo evitante di personalità (DEP) è uno dei disturbi di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata; il ritiro sociale, seppur conduce ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto, evita alla persona di esporsi e di vivere il malessere dell’inferiorità e del senso di inadeguatezza.
Queste persone, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente istaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con gli altri ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.

Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio o rabbia.

Diversi pazienti riescono a mantenere un discreto funzionamento sociale e lavorativo, organizzando il loro stile di vita in un ambiente familiare e protetto. Tendono a mantenere il proprio lavoro negandosi ambizioni di carriera e quindi di confronto; si limitano a vivere le ristrette relazioni abituali, generalmente quelle familiari. Se il loro sistema di supporto cede, tuttavia, vanno incontro a depressione, ansia e collera. L’umore depresso è una delle motivazioni che può spingere il paziente a richiedere l’intervento psicologico. Tale aspetto sintomatologico può diventare anche molto serio, per sfociare anche in ideazione suicidaria.

Il disturbo evitante di personalità, in generale, va differenziato dai disturbi d’ansia o dalla depressione, che possono rappresentare fasi transitorie del disturbo legate alle diverse circostanze di vita, e da coloro che reagiscono con timidezza e con comportamenti di evitamento in situazioni che vivono come problematiche e stressanti.
Questo disturbo va, inoltre, distinto da altre patologie con caratteristiche simili con cui può essere confuso, che sono:
il disturbo schizoide di personalità, in cui il soggetto non desidera costruire delle relazioni, ma preferisce la solitudine ed è indifferente all’accettazione o al rifiuto da parte degli altri;
la fobia sociale, con cui ha in comune uno stato di attivazione ansiosa, sostenuta da una bassa autostima, che lo porta ad aspettarsi un giudizio negativo da parte degli altri; la differenza sta nel fatto che l’evitante ha un timore pervasivo in tutte le situazioni sociali e relazionali, nella fobia sociale, invece, possiamo osservare, in genere, specifiche paure correlate alla prestazione sociale;
il disturbo dipendente di personalità (DDP), dove si presume che la persona abbia una paura di essere abbandonato, o non amato, maggiore rispetto all’evitante;
il disturbo narcisistico di personalità (DNP), in cui ci si aspetta una conferma della propria grandezza dagli altri; l’evitante, invece, cerca inutilmente smentite alla propria inadeguatezza;
il disturbo paranoideo di personalità (DPP), che condivide con il paziente evitante la difficoltà a leggere le intenzioni altrui, che vengono interpretate a partire dal proprio punto di vista; questi due disturbi, tuttavia, si differenziano per il fatto che il paziente paranoideo percepisce in termini di minaccia i pensieri degli altri, mentre l’evitante tende a pensare di essere oggetto di giudizio negativo.
È, quindi, necessario rivolgersi a persone competenti che possano fare una diagnosi seria ed accurata.


Il disturbo dipendente di personalità (DDP) è uno dei disturbi della personalità che si manifesta con una necessità eccessiva di essere accuditi. Per quanto sia molto facile identificare il disturbo Dipendente con una semplice dipendenza affettiva non bisogna commettere l’errore di pensare che la dipendenza sia rivolta unicamente nei confronti del partner. E’ infatti un disagio che pone l’individuo in un costante comportamento di sottomissione e accondiscendenza nei confronti di tutte le persone che hanno un ruolo significativo nella vita della persona.  Ciò che è alla base di questo disturbo è infatti una costante e pervasiva sensazione di paura di essere abbandonati o lasciati da soli.

La persona che soffre di un disturbo dipendente di personalità ha una considerazione di sé molto bassa. Si sente come se fosse sempre inadeguata al contesto e indifesa, pertanto incapace di affrontare il mondo con le proprie forze.

Gli individui con disturbo dipendente non sono in grado di prendere quotidianamente delle decisioni, a meno che non abbiano un numero eccessivo di consigli e di rassicurazioni da parte degli altri. Lasciare agli altri la responsabilità di prendere decisioni per la loro vita, se da un lato allevia l’ansia che ogni decisione porta con sé, dall’altro favorisce una posizione di sottomissione all’interno della relazione con l’altro.

Caratteristiche simili, episodi di dipendenza, paura dell’abbandono, forte disagio e senso di impotenza sono comunque frequenti nella vita di ognuno. Il manifestarsi di una delle caratteristiche non rende però la persona idonea ad una diagnosi di DDP.

I criteri diagnostici indicati per una corretta diagnosi di DDP sono i seguenti:

Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
 

  • ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni;
  • ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita;
  • ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione. Nota Non includere timori realistici di punizioni;
  • ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia);
  • può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli;
  • si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso;
  • quando termina una relazione stretta, ricerca urgentemente un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto; si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.

E’ molto importante quando si parla di disturbi di personalità, o disagi che compromettono la funzionalità dell’individuo, rivolgersi a persone competenti che possano fare una diagnosi seria ed accurata e concordare insieme il trattamento più idoneo da adottare.


Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è uno dei disturbi di personalità caratterizzato da:

  • preoccupazione per l’ordine e per le regole,
  • perfezionismo,
  • difficoltà a portare a termine i propri compiti,
  • riluttanza a delegare ed a cooperare,
  • testardaggine,
  • rigidità su questioni di etica e di moralità,
  • difficoltà a manifestare le proprie emozioni,
  • bisogno di controllo nel lavoro e nelle relazioni interpersonali.

Tali aspetti sono riscontrabili in un gran numero di persone per le quali, tuttavia, non è possibile affermare la presenza del disturbo, in quanto essi possono rivelarsi particolarmente utili e funzionali in numerose aree della vita; solo quando si verifica che tali aspetti interferiscono con la capacità di lavorare e di sviluppare relazioni intime, allora è opportuno diagnosticare la presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità.

Dal momento che è possibile riscontrare la presenza di tali caratteristiche anche in altri disturbi mentali, è opportuno chiarire alcune distinzioni tra il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ed altre condizioni che possono sembrare apparentemente simili.
Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità si distingue dal disturbo ossessivo-compulsivo prevalentemente per l’assenza di reali ossessioni e compulsioni; nello stesso tempo, esso se ne differenzia per il fatto che, chi soffre di DOC, tormentato da pensieri ricorrenti dal contenuto spiacevole e spinto a mettere in atto comportamenti ritualistici, riconosce come problematiche tali manifestazioni e desidera liberarsene; chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, invece, raramente prova disagio a causa delle proprie caratteristiche di personalità e, piuttosto, le considera come altamente adattive.
Il DOCP, inoltre, può essere confuso con il disturbo narcisistico di personalità poiché hanno in comune una tendenza al perfezionismo; ciò nonostante, mentre i pazienti con disturbo narcisistico di personalità sono inclini a credere di aver raggiunto standard perfezionistici, i pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità rimangono solitamente autocritici ed insoddisfatti dei risultati raggiunti.
Può, inoltre, essere accomunato al disturbo narcisistico di personalità e al disturbo antisociale di personalità dalla mancanza di generosità verso gli altri; in quest’ultimi due disturbi di personalità, tuttavia, è presente una fondamentale indulgenza verso se stessi, mentre chi presenta un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ha una modalità di spesa che risulta improntata all’avarizia sia per sé che per gli altri.

Tale patologia colpisce circa il 3-10% della popolazione, più frequentemente di sesso maschile.

L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta.


Il disturbo paranoide è uno dei disturbi di personalità caratterizzato da un costante diffidenza e sospettosità che spingono a interpretare le motivazioni degli altri sempre come malevole per la propria persona o per le persone a cui il paranoico vuole bene (figli, genitori, famigliari…). Gli individui che maturano questa struttura di personalità sono dominati in maniera rigida e pervasiva da pensieri fissi di persecuzione, timori di venir danneggiati, paura continua di subire un tradimento anche da persone amate, senza che però l’intensità di tali pensieri raggiunga caratteri deliranti. L'”esame di realtà” rimane, infatti, intatto.

In particolare la persona paranoide è caratterizzata da:

  • sospettosità nei confronti degli altri: pensa di essere sfruttata, danneggiata o ingannata;
  •  dubbio rispetto alla realtà di amici e colleghi di lavoro;
  • tendenza a dare significati umilianti o minacciosi in osservazioni oggettivamente benevole;
  • tendenza a percepire attacchi al proprio ruolo o reputazione reagendo con rabbia;
  • sospettosità nei confronti del coniuge o partner sessuale (infedeltà).

La funzionale sociale di tali individui, risulta, nella maggior parte dei casi, compromessa in quanto è presente una forte riluttanza nei confronti dell’altro, spingendo la persona a rifiutare un’intimità o una confidenza. Tutto ciò che viene confidato potrebbe essere usato malevolmente contro di loro e per questo limitano al massimo l’interazione intima sociale. Anche i complimenti non vengono mai presi come genuini ma mal interpretati: l’elogio a una cosa ben fatta viene visto come un tentativo subdolo di pretesa di prestazioni migliori e maggiori. Questi sentimenti di ostilità permangono anche per molto tempo dopo l’evento che li ha innescati.

Le tre caratteristiche fondamentali con cui la persona con Disturbo Paranoide di Personalità manifesta la sua ostilità e sospettosità sono:

  • aperta polemica;
  • lamentele ricorrenti;
  • riserbo.

La loro mancanza di fiducia negli altri li porta a una eccessiva ricerca di un forte senso di autonomia e di auto efficacia: sono rigidi, critici e incapaci di lavorare insieme ad altre persone tanto da essere spesso coinvolti in litigi fino ad arrivare a vere e proprie dispute legali. Possono presentare, a volte, irrealistiche fantasie di grandiosità impegnandosi, per esempio, in questioni di potere e creando degli stereotipi negativi sugli altri, specialmente se non fanno parte del loro gruppo di elite. Le persone con Disturbo Paranoide di Personalità hanno un maggior rischio di insorgenza del disturbo di agorafobia e del disturbo ossessivo-compulsivo ed è alta la prevalenza di abuso di alcool o di altre sostanze tossiche.


Il disturbo schizotipico di personalità è uno dei disturbi di personalità caratterizzato da isolamento sociale, comportamento insolito e bizzarro e alcune “stranezze del pensiero” quali:

  • Sospettosità e ideazione paranoide, ad esempio credere che gli altri complottino contro la propria persona;
  • Idee di riferimento, cioè interpretare come collegati tra loro eventi che non lo sono;
  • Credenze bizzarre e pensiero magico, ad esempio sentire di avere poteri speciali come prevedere gli eventi o leggere i pensieri degli altri;
  • Esperienze percettive insolite, ad esempio sentire la presenza di un’altra persona.

Le persone che soffrono di questo disturbo provano un senso di disagio nelle relazioni interpersonali strette e presentano una ridotta capacità sociale. Hanno inoltre delle credenze e delle percezioni insolite che influenzano anche il comportamento: possono credere molto nella superstizione, nella chiaroveggenza, nella telepatia, o sentire di avere un particolare sesto senso, quasi dei poteri magici. Possono essere sospettosi e sentire che gli altri leggono in qualche modo i loro pensieri. Spesso non conoscono i propri sentimenti o hanno un’affettività ridotta, rigida e trattenuta o inappropriata ai contesti in cui si trovano. Utilizzano un linguaggio poco comprensibile agli altri, che risulta oscuro, vago, con molte metafore, troppo elaborato o stereotipato; l’aspetto è bizzarro e si comportano in modo strano, eccentrico. L’assenza di amici stretti o confidenti all’infuori di parenti di primo grado sembra anche dovuta alla forte ansia sociale, spesso associata a paure paranoiche, che provano in qualsiasi circostanza a prescindere dal grado di familiarità che hanno con la persone. Pur capendo poco i propri sentimenti, sono particolarmente sensibili nell’individuare quelli degli altri, soprattutto se negativi, come la rabbia. L’isolamento sociale, che spesso ritroviamo in questo disturbo, è sicuramente dovuto al comportamento che gli schizotipici hanno, che è inadeguato relazionalmente e che non tiene conto delle convenzioni sociali, ma anche alle sensazioni che essi provano e che li spingono a limitare le interazioni: la costante sensazione di essere diversi e l’elevato livello di disagio e ansia che provano nelle relazioni sociali. In condizioni di stress possono scompensarsi e presentare sintomi psicotici, in genere di breve durata.

Tra i disturbi di personalità, alcuni sintomi presenti in questo tipo di patologia si possono ritrovare anche in altre, è quindi in genere necessario rivolgersi a persone competenti che possano fare una diagnosi seria ed accurata. Nelle persone con disturbo evitante di personalità, ad esempio, sono presenti sintomi di ansia e preoccupazioni legate alle interazioni con gli altri, come nel disturbo schizotipico, mancano tuttavia credenze bizzarre e pensiero magico. Nel disturbo schizoide di personalità ritroviamo la tendenza del soggetto a isolarsi dagli altri, anche se il vissuto interno è prevalentemente di indifferenza e distacco.
Il disturbo schizotipico di personalità, inoltre, deve il suo nome al lieve confine che lo separa dalla schizofrenia, in cui sono presenti dei veri e propri deliri o allucinazioni, ma la percezione della realtà dello schizotipico non è alterata, ed il pensiero, anche se appare divagante o strano nello stile, non è disorganizzato.
Infine, negli schizotipici ritroviamo idee di riferimento come nel disturbo paranoide di personalità, queste, però, non sono propriamente idee fisse e non sono connotate dalla sospettosità e ostilità tipica di questi ultimi.

Questo disturbo colpisce circa il 3% della popolazione con una maggiore associazione di casi tra i parenti biologici dei pazienti schizofrenici; non è noto il rapporto di frequenza maschi-femmine.


Il disturbo schizoide di personalità è uno dei disturbi di personalità caratterizzato dalla mancanza del desiderio di stabilire relazione strette con altre persone e dal distacco emotivo del soggetto rispetto alle persone che fanno parte della sua realtà circostante.

Ciò che contraddistingue il paziente schizoide è in ogni caso una forte difficoltà ad entrare realmente in contatto con le persone in quanto la gamma molto ristretta di espressioni emotive non permette né un ascolto né una volontà di empatizzare dell’altro.

A differenza degli altri disturbi che manifestano una disfunzionalità relazionale questo è caratterizzato esclusivamente da una non volontà di comprendere l’altra persona. Proprio per tale motivazione il paziente schizoide non sente il bisogno di attenuare la propria sintomatologia non reputandola ne minacciosa ne disfunzionale.

L’esordio del disturbo Schizoide di Personalità compare generalmente nella prima età adulta, e si manifesta in diverse modalità e contesti (talvolta anche solo in alcuni ambiti della vita del paziente) dove compaiono, in modo prolungato e stabile, almeno quattro dei seguenti sintomi:

  • Il soggetto non prova desiderio o piacere ad avere relazioni con altre persone, inclusa la famiglia.
  • Predilige quasi sempre attività solitarie o che implicano relazioni del tutto superficiali.
  • Ha poco o nessun interesse in relazioni ed esperienze sessuali reali.
  • Non prova vero piacere in nessuna o quasi nessuna attività.
  • Manca di amicizie strette o confidenti oltre ai parenti di primo grado.
  • Appare emotivamente indifferente a critiche o elogi.
  • Dimostra “freddezza” emozionale, distacco oppure appiattimento emotivo.

La vita delle persone che soffrono di questo disturbo è strutturata in modo da limitare le interazioni con gli altri: hanno pochi amici stretti o confidenti, scelgono lavori che richiedono un contatto sociale minimo o nullo, non sono coinvolti in relazioni intime e in genere non si costruiscono una propria famiglia. Appaiono distaccati e freddi, estremamente riservati e indifferenti all’approvazione o alle critiche degli altri e ai loro sentimenti.

Hanno scarsa capacità ad esprimere sentimenti sia positivi che negativi verso gli altri e a provare piacere nello svolgere qualsiasi attività. L’incapacità, o grande difficoltà, di “partecipare alla vita”, che sembra caratterizzare i soggetti affetti da disturbo schizoide, si manifesta principalmente nella vita emotiva e di relazione e talvolta può non avere effetti visibili in altre sfere; ad esempio nell’ambito di lavori non competitivi e solitari questi soggetti possono investire grandi energie e riportare evidenti successi. E’ importante precisare che per fare diagnosi di tale disturbo, sulla base della sintomatologia sopra elencata, è necessario escludere un’associazione a cause neurologiche, presenza di schizofrenia, presenza di disturbo psicotico dell’umore e non deve essere presente nel quadro clinico del paziente una diagnosi di autismo o sindrome di Asperger.


Il disturbo istrionico di personalità è uno dei disturbi di personalità caratterizzato essenzialmente da un’intensa emotività, esternata con modalità teatrali, e da costanti tentativi di ottenere attenzione, approvazione e sostegno dagli altri, mediante comportamenti celatamente o apertamente seduttivi. Oltre allo stile interpersonale drammatico e inappropriatamente seduttivo, caratterizzano questo disturbo l’impressionabilità, la tendenza alla somatizzazione e la ricerca della novità.

Le persone che presentano un disturbo istrionico di personalità si sentono a disagio o non si sentono apprezzate quando non sono al centro dell’attenzione altrui. Per questo motivo cercano continuamente di catturare l’interesse degli altri con comportamenti teatrali (es. esagerazioni di episodi di vita, invenzione di storie, descrizioni drammatiche del proprio stato fisico ed emotivo), provocatori (es. istigazioni) o seduttivi (es. adulazione, provocazioni sessuali, regali). Queste persone possono inizialmente affascinare le nuove conoscenze per il loro entusiasmo, l’ipersocievolezza, la tendenza a coinvolgere, l’ostentazione di sicurezza e la seduttività. In particolare, il loro comportamento seduttivo risulta inappropriato in quanto viene attuato in contesti non adeguati (es. in ambito lavorativo) e anche nei confronti di persone per cui non nutrono un reale interesse sentimentale o sessuale (es. datori di lavoro, amici).

La focalizzazione sull’approvazione altrui, piuttosto che sulle proprie esperienze interne, determina la propensione a considerare se stessi solo in funzione degli altri e, dunque, a sperimentare uno scarso senso di identità personale.
Altra caratteristica distintiva di questo disturbo è l’espressione emotiva drammatica e superficiale. Chi soffre di disturbo istrionico di personalità ha manifestazioni emotive intense e plateali (es. piangere in modo incontrollabile per un evento di scarso rilievo, abbracciare con trasporto persone conosciute da poco), che si accendono e spengono in modo rapido e che non sembrano vissute in profondità.

Un’altra caratteristica peculiare del disturbo istrionico di personalità è il considerare le proprie relazioni più intime di quanto siano in realtà (es. considerare un conoscente come un caro amico, fantasticare su conoscenti in modo romantico, permettersi di chiamare per nome di battesimo persone appena conosciute).
In realtà chi soffre di questo disturbo ha difficoltà a raggiungere un’autentica intimità emotiva con le persone con cui si relaziona.

Chi soffre di questo disturbo spesso presenta anche una marcata dipendenza affettiva: essendo estremamente dipendente dall’attenzione, dall’approvazione e dal supporto esterni, risulta molto sensibile al rifiuto e spaventato dalle separazioni. Per evitare l’interruzione di un rapporto, può ricorrere a comportamenti estremi volti ad attirare l’attenzione dell’altro (es. promiscuità sessuale, gesti autolesivi, tentativi di suicidio).

Altra caratteristica di chi presenta questo disturbo è l’elevato grado di suggestionabilità: le sue opinioni ed i suoi sentimenti possono venire facilmente influenzati da convinzioni e stati d’animo altrui, da impressioni ed entusiasmi del momento, dalle semplici circostanze. I valori e gli interessi personali, ad esempio, possono variare al variare dei valori e degli interessi del partner del momento.
Queste persone, inoltre, possono essere intolleranti alla frustrazione ed esposte alla noia, per cui possono ricercare gratificazioni immediate dei propri bisogni (es. abbandonare un progetto, dopo un iniziale grande entusiasmo, perché faticoso) e stimolazioni notevoli (es. ricercare attività nuove ed eccitanti come il sesso promiscuo, trascurare un rapporto duraturo e ricercare l’eccitazione in una nuova relazione).


Il disturbo narcisistico di personalità è uno dei disturbi di personalità il cui sintomo principale è un notevole egocentrismo, a volte unito a un deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui.

I tre elementi che più di tutti contraddistinguono il soggetto con disturbo narcisistico di personalità sono:

  • Avere un’idea grandiosa di sé – egocentrismo;
  • Bisogno costante di essere ammirato dalle persone che compongono la rete sociale;
  • Mancanza di empatia.

 La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto sofferenza, disagio sociale o significative difficoltà relazionali e affettive. Il soggetto ha bisogno di creare continuamente relazioni che gli permettono di specchiare in maniera grandiosa il proprio sé, di trovare conferme e di instaurare relazioni improntate, spesso, al controllo e alla manipolazione affettiva.

Solitamente presumono che gli altri attribuiscano loro la stessa grandiosità che loro stessi si attribuiscono e possono risultare sorpresi o delusi se non ricevono le lodi che sentono di meritare. In virtù del valore personale che ritengono di possedere, tali individui presumono di dover frequentare e di poter essere capiti soltanto da persone speciali, prestigiose o di elevata condizione sociale o intellettuale. Considerandosi persone speciali e superiori devono ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità mostrandosi distaccati e sprezzanti. Tale senso di diritto, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e per le esigenze altrui, sfociano spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione interpersonale: gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità, infatti, tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali esclusivamente se hanno la certezza che l’altro possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare la stima di sé e il valore personale); si aspettano, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da parte degli altri, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze. Parallelamente a questo, l’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più tale funzione. Gli individui con disturbo narcisistico di personalità generalmente mancano di empatia, dimostrandosi incapaci di riconoscere i sentimenti e i bisogni degli altri, nonché di identificarsi in essi. Possono essere spesso invidiosi degli altri e possono credere che gli altri li invidino. La vulnerabilità dell’autostima può rendere tali individui molto “sensibili” alle ferite dovute a critiche o a frustrazioni. La critica può anche arrivare a tormentarli e lasciarli umiliati, avviliti, svuotati.


Il disturbo borderline di personalità (DBP) è uno dei disturbi di personalità caratterizzato da repentini cambiamenti di umore, instabilità dei comportamenti e delle relazioni con gli altri, marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri.

Tra le caratteristiche principali di chi presenta il disturbo borderline figura l’instabilità emotiva, che si manifesta con marcati e repentini cambiamenti dell’umore: queste persone possono oscillare rapidamente, ad esempio, tra la serenità e la forte tristezza, tra l’intensa rabbia e il senso di colpa. A volte emozioni contrastanti sono presenti contemporaneamente, tanto da creare caos nel soggetto e nelle persone a lui vicine. La reazione emotiva di chi ha questo disturbo è molto più immediata, marcata e duratura rispetto a quella delle altre persone (vulnerabilità emotiva), per cui gestire le proprie emozioni diventa più difficile (disregolazione emotiva).

Nel tentativo di controllare i propri picchi emotivi, le persone con disturbo borderline di personalità ricorrono all’azione impulsivamente, agiscono senza riflettere. L’impulsività si può esprimere con esplosioni di rabbia, abuso di sostanze, abbuffate di cibo, gioco d’azzardo, promiscuità sessuale, spese sconsiderate. Possono anche manifestarsi, a volte anche in modo ricorrente, atti autolesivi (es. procurarsi dei tagli sul corpo con delle lamette o delle bruciature con dei mozziconi di sigaretta, ingerire dosi eccessive di psicofarmaci) o tentativi di suicidio.

Un’altra caratteristica importante di chi ha questo disturbo è la difficoltà a riflettere sulle proprie esperienze, sui propri stati d’animo e sui propri rapporti interpersonali in modo coerente e lineare.

I soggetti con disturbo borderline presentano, inoltre, relazioni con gli altri tumultuose, intense e coinvolgenti, ma ancora una volta estremamente instabili e caotiche. Non hanno vie di mezzo, sono per il “tutto o nulla”, per cui oscillano rapidamente tra l’idealizzazione dell’altro e la sua svalutazione.

Hanno una scarsa stima di sé, si percepiscono come sbagliati e fragili e, trattandosi con severità, cercano di correggere questi presunti difetti senza riuscirvi. In questo contesto, a volte l’altro è sentito come giudicante e come se fosse un nemico da cui difendersi.

Soprattutto in situazioni di stress, questi soggetti possono presentare degli episodi di ideazione paranoide durante i quali pensano che gli altri abbiano intenzioni malevole e ostili verso di loro. In altri casi, invece, rispondono allo stress con delle crisi dissociative durante le quali perdono transitoriamente le capacità critiche ed il senso di sé. In questi casi, l’emozione dominante è la paura, a cui spesso si associa una sensazione di assoluta solitudine e di totale abbandono da parte degli altri.
A volte riescono a sottrarsi alle forti pressioni cui sono sottoposti distaccandosi da tutto e da tutti: entrano in uno stato di vuoto nel quale avvertono una penosa mancanza di scopi. Si tratta di una condizione pericolosa, in quanto in questi stati sono frequenti le tendenze all’azione, come le abbuffate di cibo, l’abuso di sostanze stupefacenti, gli atti autolesivi e i tentativi di suicidio.

In sintesi, i soggetti affetti dal disturbo borderline di personalità presentano disregolazione emotiva ed affettiva con improvvisi attacchi di rabbia, ansie intense ed episodiche, sentimenti di vuoto, instabilità nella percezione di sé e degli altri e comportamenti impulsivi.
Alcuni di questi sintomi si possono ritrovare anche in altre patologie, per cui, per ricevere una diagnosi seria ed accurata, è necessario rivolgersi a persone qualificate.
E’ possibile, comunque, fare delle precisazioni che possono aiutare a distinguere questa categoria diagnostica da altre ad essa assimilabili, ma diverse dai disturbi di personalità.
Il disturbo borderline di personalità ha delle caratteristiche in comune con i disturbi dell’umore, in particolare con il disturbo bipolare. Entrambi i disturbi, infatti, presentano degli stati intensi di euforia e di depressione. Il disturbo borderline, tuttavia, è caratterizzato da una disregolazione emotiva pervasiva e da oscillazioni dell’umore dipendenti dal contesto, in particolare dalle relazioni interpersonali. Nel disturbo bipolare, invece, le oscillazioni dell’umore si presentano in modo ciclico ed indipendente dal contesto. Una corretta diagnosi è ulteriormente complicata dal fatto che circa il 50% dei pazienti borderline manifesta anche un disturbo dell’umore (depressione e disturbo bipolare).
Il disturbo borderline di personalità, inoltre, può essere confuso con il disturbo dissociativo dell’identità, con cui ha in comune un senso di confusione riguardo alla propria identità e le rapide fluttuazioni tra tipi completamente diversi di umore e comportamenti. Nel disturbo borderline, tuttavia, le alterazioni dell’identità non si aggregano in distinte personalità con diversi nomi, età, preferenze, ricordi e amnesie per eventi passati, come avviene nel disturbo dissociativo dell’identità.
Bisogna anche differenziare il disturbo borderline di personalità da altri disturbi di personalità con caratteristiche simili, in particolare il disturbo dipendente di personalità e il disturbo istrionico di personalità, con i quali ha in comune il timore dell’abbandono da parte delle persone significative, il senso di vuoto e l’idea di essere sbagliato. Un’ultima distinzione va fatta tra il disturbo borderline e la schizofrenia. I due disturbi hanno in comune alcuni sintomi psicotici, ma nel disturbo borderline questi risultano temporanei e dipendenti dallo stato del paziente o dal contesto. I soggetti borderline, infine, hanno un funzionamento personale e sociale maggiore rispetto alle persone affette da schizofrenia.


Il disturbo antisociale di personalità (DAP), in passato denominato psicopatia e sociopatia, è uno dei disturbi di personalità caratterizzato principalmente dal disprezzo patologico del soggetto per le regole e le leggi della società, da comportamento impulsivo, dall’incapacità di assumersi responsabilità e dall’indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Elemento che aiuta a spiegare e contraddistingue tale disturbo è la mancanza del senso di colpa o del rimorso, nei confronti e dei sentimenti altrui.

Le persone con questo disturbo, infatti, non riescono a conformarsi né alla legge, per cui compiono atti illegali (es. distruggere proprietà, truffare, rubare), né alle norme sociali, per cui attuano comportamenti immorali e manipolativi (es. mentire, simulare, usare false identità) traendone profitto o piacere personale (es. denaro, sesso, potere).
Elemento distintivo del disturbo è, inoltre, lo scarso rimorso mostrato per le conseguenze delle proprie azioni, per cui queste persone, dopo aver danneggiato qualcuno, possono restare emotivamente indifferenti o fornire spiegazioni superficiali dell’accaduto.

Altre caratteristiche rilevanti del disturbo antisociale sono l’impulsività e l’aggressività.
La prevalenza del disturbo antisociale di personalità nei campioni comunitari è circa il 3% nei maschi e l’1% nelle femmine.

La diagnosi di tale disturbo, che come tutti i disturbi di personalità, può essere fatta unicamente su pazienti già maggiorenni, richiede la presenza di un disturbo della condotta e di una significativa inosservanza delle regole sociali e morali già a partire del quindicesimo anno di età.

L’infanzia è di solito caratterizzata da piccoli furti, menzogne e scontri con chi rappresenta l’autorità. L’adolescenza è segnata generalmente da episodi di abuso di sostanze (marjuana, cocaina, eroina), gesti violenti nei confronti di persone, animali. Una volta adulti questi soggetti sono incapaci di assumersi responsabilità, conservare un’occupazione e mantenere una relazione affettiva in maniera stabile. Il modo di rapportarsi agli altri è drasticamente connotato dalla superficialità e dalla mancanza di rispetto per i sentimenti e le preoccupazioni di chi li circonda.

Gli antisociali non conoscono sentimenti come la gratitudine e il rimorso, mentre frequentemente provano rabbia, noia, disprezzo e indifferenza. Sono tendenzialmente prepotenti, aggressivi, impulsivi, incapaci di amare e portati a sfruttare chiunque possa soddisfare i loro bisogni. Tendono a mostrare un comportamento irritabile e aggressivo verso gli altri e ad essere cinici e sprezzanti nei confronti dei sentimenti e delle sofferenze altrui. Questi individui mostrano anche comportamenti di non salvaguardia della propria salute personale (comportamenti sessuali non protetti, uso di sostanze stupefacenti, comportamenti di guida spericolati). Le decisioni vengono prese sotto l’impulso del momento, senza considerazione delle conseguenze per sé e per gli altri.

Gli elementi caratteristici del DAP possono essere così riassunti:

  • incapacità di conformarsi alle norme sociali per quanto riguarda il comportamento legale, con ripetersi di condotte suscettibili di arresto
  • disonestà: il soggetto mente, usa falsi nomi, truffa gli altri
  • impulsività o incapacità di pianificare
  • irritabilità e aggressività
  • inosservanza della sicurezza propria e degli altri
  • irresponsabilità: incapacità di far fronte a obblighi finanziari o di sostenere un’attività lavorativa con continuità
  • mancanza di rimorso.