Disturbo oppositivo provocatorio

Discontrollo degli impulsi

Dipendenza da internet

Uso di sostanze

Bullismo

Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP) è un disturbo del comportamento tipico del disagio adolescenziale, che riguarda il modo in cui il bambino agisce, il suo modo di relazionarsi agli altri. É caratterizzato da un ricorrente modello di comportamenti ostili, negativistici e provocatori verso le figure di autorità con irritabilità e scoppi d’ira tali da compromettere la sfera scolastica, familiare e relazionale.

La comparsa di tale disturbo si verifica prevalentemente in età prescolare ed è molto raro un esordio oltre la prima adolescenza.

Per fare una diagnosi di disturbo oppositivo-provocatorio è necessario la presenza dei seguenti criteri:

A – Una modalità di comportamento negativistico, ostile e provocatorio che dura da almeno 6 mesi, durante i quali sono stati presenti 4 (o più) dei seguenti criteri:

  • spesso va in collera;
  • spesso litiga con gli adulti;
  • spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste o regole degli adulti;
  • spesso irrita deliberatamente le persone;
  • spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento;
  • è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri;
  • è spesso arrabbiato e rancoroso;
  • è spesso dispettoso e vendicativo.

B – L’anomalia del comportamento causa compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

C – I comportamenti non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Psicotico o di un Disturbo dell’Umore.

D – Non sono soddisfatti i criteri per il Disturbo della Condotta, e, se il soggetto ha 18 anni o più, non risultano soddisfatti i criteri per il Disturbo Antisociale di Personalità.

L’insorgenza di tale disturbo del comportamento del disagio adolescenziale è, nella maggior parte dei casi, connessa al modo in cui il bambino sviluppa. Il primo apprendimento comportamentale nel bambino avviene infatti in famiglia. I bambini assorbono e imitano pattern di comportamenti osservabili rendendoli, la maggior parte delle volte propri. Proprio per questo motivo sono stati riscontrati dei fattori di rischio che potrebbero favorire l’insorgenza di questo disturbo:

  • Essere abusato o trascurato
  • Disciplina particolarmente severa o inconsistente.
  • La mancanza di supervisione
  • Genitori con una storia di ADHD, disturbo oppositivo provocatorio o problemi di comportamento.
  • Instabilità familiare.
  • Cambiamenti stressanti che inficiano il senso di coerenza di un bambino aumentano il rischio di comportamento dirompente

I Disturbi del Controllo degli Impulsi sono una categoria di disturbi del disagio adolescenziale che hanno come elemento comune il mettere in atto dei comportamenti spinti dall’incapacità di resistere a un impulso, ad un desiderio impellente, o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé e per gli altri.
Ciò che caratterizza tali gesti incontrollati è la necessità dell’urgenza di espletare l’azione impulsiva. Da un punto di vista più emotivo la persona è preceduta da una sensazione di crescente tensione ed eccitazione a cui fa seguito piacere, gratificazione, e sollievo che poi sfociano, tornata la lucidità, in rimorso, senso di colpa e biasimo personale.

I Disturbi del Controllo degli Impulsi del disagio adolescenziale sono una categoria diagnostica di cui fanno parte diversi disturbi:
• Gioco d’azzardo caratterizzato da un comportamento di gioco maladattivo, ricorrente e persistente
• Piromania contraddistinta dall’abitudine ad appiccare il fuoco per piacere, gratificazione, o alleviamento della tensione
• Cleptomania caratterizzata dalla ricorrente incapacità di resistere all’impulso di rubare oggetti che non hanno utilità personale o valore commerciale
• Disturbo esplosivo intermittente costituito da saltuari episodi di incapacità di resistere ad impulsi aggressivi e che causano gravi aggressioni o distruzione della proprietà
• Tricotillomania caratterizzata dallo strapparsi ricorrente di capelli o peli per piacere, gratificazione, o alleviamento della tensione e che causa una rilevante perdita di essi.


Il disturbo da uso di sostanze (Substance use disorder o SUD) è una condizione in cui l’uso di una o più sostanze porta a una compromissione clinicamente significativa o disagio.

Parlando di sostanze è necessario specificare che non si tratta solamente di ciò che più comunemente viene considerato “droga”. Sono state infatti catalogate 10 differenti tipologie di sostanze che presentano forme di dipendenze e abusi differenti: alcool, caffeina, cannabis, allucinogeni, inalanti, oppiacei, sedativi/ipnotici/ansiolitici, stimolanti, tabacco, altre sostanze (colla, gesso, benzina).

Parlando di uso di sostanze è importante sottolineare che, specificatamente alla sostanza in questione, e all’uso che ne viene fatto, va distinto su un continuum il termine “abuso” da “dipendenza”. Fermo restando ciò i criteri diagnostici necessari alla diagnosi, con gravità differenti, sono i seguenti:

A: Una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a disagio o compromissione clinicamente significativi, come manifestato da almeno due delle condizioni seguenti, che si verificano entro un periodo di 12 mesi:

  • La sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto;
  • Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza;
  • Una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a procurarsi la sostanza (per es., recandosi in visita da più medici o guidando per lunghe distanze), ad assumerla (per es., fumando “in catena”), o a riprendersi dai suoi effetti;
  • Craving o forte desiderio o spinta all’uso della sostanza;
  • Uso ricorrente della sostanza che causa un fallimento nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa;
  • Uso continuativo della sostanza nonostante la presenza di persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della sostanza;
  • Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono abbandonate o ridotte a causa dell’uso della sostanza;
  • Uso ricorrente della sostanza in situazioni nelle quali è fisicamente pericolosa;
  • Uso continuato della sostanza nonostante la consapevolezza di un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato probabilmente causato o esacerbato dalla sostanza;
  • Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti: a) il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato; b) un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità della sostanza;
  • Astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti: a) la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza; b) la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza.

La dipendenza da Internet “Internet Addiction Disorder” (I.A.D.) risulta essere una problematica del disagio adolescenziale che coinvolge non solo adolescenti, ma anche giovani adulti. Studi approfonditi in merito sono ancora in via di definizione, risulta infatti essere un disturbo relativamente nuovo studiato a partire dagli ultimissimi anni 90.

Si riferisce all’uso eccessivo di internet associato a comportamento irritabile, umore negativo e azioni violente quando la persona ne è privata. La dipendenza da Internet viene generalmente associata ai disturbi del controllo degli impulsi dando una specifica connotazione al Internet Gaming Disorder (IGD) ossia la dipendenza di giochi on line (sia giochi d’azzardo che giochi di realtà virtuale).

Come per il disturbo del controllo degli impulsi anche per questa forma di dipendenza on line tipica del disagio adolescenziale ciò che risulta essere significativa è la tensione emotiva e l’accrescimento di stati d’ansia che rendono il gioco on line l’unico canale capace di di procurare un senso di piacere e rilassamento.

Ormai da anni gli studi mostrano come la dipendenza da giochi online sia associata a gravi conseguenze per la salute psicofisica della persona:

  • riduzione drastica delle relazioni interpersonali
  • riduzione/assenza di hobbies
  • cattiva igiene del sonno
  • calo nelle prestazioni scolastiche o lavorative
  • nascita di una vera e propria ossessione per il gioco
  • calo nelle abilità attentive
  • aumento dell’aggressività e dell’ostilità
  • aumento dello stress
  • attuazione di coping disfunzionali
  • calo della memoria verbale
  • aumento della solitudine
  • aumento di peso

E’ importante specificare che il disturbo da dipendenza internet non riguarda solamente l’uso della rete per gioco d’azzardo o realtà virtuali. I vari Social Network risultano essere un secondario, seppur presente, canale potenzialmente dannoso.


Il Bullismo è un fenomeno purtroppo in espansione che coinvolge ragazzi in età adolescente o pre-adolescente. Circa il 34% dei ragazzi, compresi tra gli 11 e i 19 anni, ammettono di essere stati vittime, protagonisti o di aver assistito ad episodi di bullismo. Tale impennata rende necessaria, già durante la scuola primaria, l’attuazione di programmi e laboratori preventivi per i ragazzi, e seminari formativi e informativi per famiglie e operatori scolastici.

Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima. Ciò che va assolutamente specificato è che non si tratta di singoli comportamenti prevaricatori o violenti, ma viene messo in atto un vero e proprio piano di attacco per indebolire e screditare il ragazzo vittima.

I comportamenti tipici del bullismo subiscono nel tempo una degenerazione, diventando sempre più gravi e spesso anche molto violenti fino ad arrivare alla completa emarginazione della vittima designata.

Nel disagio adolescenziale è possibile distinguere tra bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia). Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo.

Il bullismo presenta le seguenti caratteristiche:

  • Le persone coinvolte, sia nel ruolo di bulli o vittime sono sempre bambini o ragazzi, generalmente in età scolare, che condividono lo stesso contesto scolastico, sportivo etc.
  • I comportamenti messi in atto dal ragazzo o dal gruppo bullo sono intenzionali, spesso premeditate, per provocare un danno fisico o di immagine alla vittima, o anche solo per una derisione collettiva.
  • Tra bullo e vittima è presente una disparità che può coinvolgere l’età, l’aspetto, la forza o la desiderabilità sociale. (Il bullo si sente “più” della vittima).
  • I comportamenti prevaricatori sono persistenti nel tempo e si ripetono più volte crescendo di gravità.
  • Nella maggior parte dei casi la vittima viene pervasa da sentimenti di impotenza che rendono molto difficile la difesa o la risposta a tali comportamenti.